Associazione Frida

Donne che sostengono donne

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Il movimento Non una di meno ha organizzato per il 25 novembre una manifestazione nazionale. Come per il 25 novembre 2016 il movimento, cui aderiscono molte realtà e associazioni femministe e centri antiviolenza, scende in piazza per lottare contro la violenza di genere e per promuovere un piano femminista di contrasto alla violenza maschile contro le donne. 

Appuntamento a Roma, il 25 novembre alle 14.30

Per maggiori informazioni: 

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Il manifesto affisso nella Biblioteca del Comune di Castelfranco di Sotto, contestato dalla consigliera Rossi fa parte di una  mostra “No to violence against women” promossa dall’Associazione Frida nel novembre 2015 in occasione della giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne.

La mostra si componeva di alcuni manifesti dell’omonimo concorso realizzato nel 2011 dal Centro Regionale di Informazione delle Nazioni Unite per l’Europaoccidentale; Si trattava di una mostra itinerante che è stata esposta nelle biblioteche e nei Palazzi Comunali dei Comuni di San Miniato, Santa Croce suul’Arno, Montopoli in Val d’Arno, Castelfranco di Sotto e Fucecchio.

Quest’anno in occasione della campagna della Regione Toscana  "Ma dove? In biblioteca"  che aveva come tema la violenza di genere sono state forniti alcuni manifesti della mostra alle Biblioteche insieme a del materiale informativo del Centro Antiviolenza Frida Kahlo gestito dall’Associazione Frida.

Con la vicinanza della giornata internazionale per la violenza contro le donne è stato deciso di lasciare esposti i manifesti del concorso al fine di sensibilizzare ulteriormente la cittadinanza sul tema della violenza contro le donne.

Il manifesto “incriminato”, nel quale si legge “la violenza sulla donna non lascia il segno solo sulla donna”, è una chiara e diretta rappresentazione di quello che è la violenza assistita, violenza di cui ancora oggi si  parla poco.

Generalmente quel manifesto è appeso in una stanza del nostro centro antiviolenza dove quotidianamente ascoltiamo le storie di molte donne che subiscono violenza dal proprio partner e non appena queste donne pongono l’attenzione su quel disegno ritrovano in esso la raffigurazione di quanto succede nel loro case.

Siamo felici che il manifesto abbia aperto questa discussione, e accogliamo con interesse qualsiasi confronto e opinione, ma ci dispiace che sia stato definito volgare e offensivo. Ciò che è rappresentato nel manifesto corrisponde alla realtà che molte bambine e bambini sono costretti a vivere quotidianamente, spesso nel silenzio e nell’indifferenza. Vivere con un padre che maltratta la proprio madre, significa ascoltare  offese  continue alla propria madre (e “brutta puttana” ne è solo un piccolo esempio), vederla umiliata e spesso anche picchiata. Questa è la realtà della violenza assista, la realtà su cui il manifesto ci invita a riflettere. E questa realtà non può, anzi non deve essere nascosta ai bambini/e che hanno la fortuna di vivere in contesti familiari sereni e non violenti. È necessario sicuramente, aiutarli a comprendere il significato di quelle parole, di quel disegno, è necessario rispondere alle loro domande. Renderli consapevoli significa fare prevenzione, perché i bambini un domani, neanche troppo lontano, saranno adulti e potrebbero agire o subire violenza. Parlare con loro di questi temi, anche se  a qualcuno sembrano inappropriato, significa proteggerli dalla violenza.

L'Associazione Frida lavora da anni sul territorio per il contrasto della violenza e ha promosso molti progetti anche nelle scuole sugli stereotipi di genere. Sappiamo quindi quanto sia importante lavorare con i bambini/e con i linguaggi appropriati ma sappiamo anche che il più grande errore che si possa fare, e che per troppo tempo si è fatto, è quello del silenzio. Sulla violenza contro le donne per decenni, si è taciuto, spesso per vergogna, spesso per inconsapevole accettazione, altre volte per onere o per pudore. Ecco oggi nel 2016 il silenzio non è più accettabile, perché una donna nel nostro paese ancora oggi viene uccisa ogni due giorni per mano di uomo, perché una donna nel nostro paese nel contesto familiare ( e non solo) viene chiamata ancora troppo spesso puttana. Ed è bene che anche i nostri figli lo sappiano se vogliamo che ciò non succeda più. 

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Non una di meno: Tutte insieme contro la violenza maschile sulle donne

Il 25 novembre è la giornata internazionale per l’eliminazione della violenza sulle donne. Vogliamo che sabato 26 novembre Roma sia attraversata da un corteo che porti tutte noi a gridare la nostra rabbia e rivendicare la nostra voglia di autodeterminazione.

Non accettiamo più che la violenza condannata a parole venga più che tollerata nei fatti. Non c’è nessuno stato d’eccezione o di emergenza: il femminicidio è solo l’estrema conseguenza della cultura che lo alimenta e lo giustifica. E’ una fenomenologia strutturale che come tale va affrontata.
La libertà delle donne è sempre più sotto attacco, qualsiasi scelta è continuamente giudicata e ostacolata. All’aumento delle morti non corrisponde una presa di coscienza delle istituzioni e della società che anzi continua a colpevolizzarci.

 

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Spesso si crede che la violenza venga agita soltanto fisicamente. Ma non è così. Esistono altri tipi di violenza, forse meno visibili o più difficilmente riconoscibili, ma altrettanto gravi.

Nella maggior parte dei casi ad agire violenza è il partner o l’ex-partner, o un uomo conosciuto di cui ci fidiamo. Per questo motivo spesso riconoscere la violenza o iniziare un percorso per uscirne è difficile.

Se a farci del male, fisicamente o psicologicamente, è un uomo che amiamo o che abbiamo amato, è necessario molto spesso un supporto per comprendere cosa sta succedendo e cosa si può fare. 

Non è facile accettare che stia succedendo proprio a noi, non è facile riconoscere che si tratta di violenza quella che subiamo, soprattutto se non si verificano o non si sono ancora verificati episodi di violenza fisica o sessuale.

 

Cosa fare

Se credi di subire qualsiasi tipo di violenza contatta il centro antiviolenza più vicino (scopri qua i centri della rete D.i.Re)

Se vuoi contattare Frida e il centro antiviolenza Frida Kahlo chiamaci al numero 346 75 78 833.

I centri antiviolenza possono darti una mano, darti ascolto, accogliere ogni tua domanda, darti consigli o offrirti un luogo sicuro nelle situazioni più rischiose, e se lo vorrai, potranno sostenerti nel percorso che tu deciderai di intraprendere.

I centri antiviolenza sono luoghi di donne pensati per le donne. Le operatrici sapranno accoglierti, senza giudicare le tue scelte, i tuoi timori e le tue incertezze e rispettando i tuoi tempi e le tue scelte. Sapranno ascoltarti senza mai sostituirti a te o forzarti in decisioni che non vorrai prendere.

La finalità dei centri antiviolenza è quella di sostenere le donne nella loro libertà e autodeterminazione, aiutare le donne a rimettersi al centro della loro vita e dare spazio ai loro desideri. 

 

Cosa non fare

Sopravvalutare le tue possibilità, pensare di poterlo tenere sotto controllo o di cambiarlo. Fidarti di un suo cambiamento, delle sue promesse, delle sue scuse. La violenza di genere è una spirale. 

Sottovalutare le sue azioni o sminuire i segnali di violenza o cercare giustificazioni ai suoi comportamenti violenti (“ha bevuto troppo” “è stanco” “ha problemi a lavoro”)

Credere che la colpa o la responsabilità sia tua e illuderti che cambiando i tuoi comportamenti lui possa smettere di essere violento (“se non avesse fatto così, lui non avrebbe reagito…” “mi aveva chiesto soltanto…avrei potuto dargli retta…” ).

Farti condizionare dalle sue minacce, soprattutto quelle che riguardano i figli (“ti faccio togliere i figli” “i servizi sociali ti toglieranno i bambini”), quelle economiche (“non ti darò più soldi, non troverai lavoro, non potrai mantenere i bambini…”)

Credere alle sue offese (“non vali niente, sei un’incapace, senza di me non sei nessuna o non sai stare al mondo…”)

Sperare che con il tempo la violenza finirà

Pensare che non ci sia via d’uscita dalla relazione o da lui.

Se vi siete lasciati, accettare un ultimo appuntamento o le ultime spiegazioni, rispondere ai suoi messaggi, chiamate, richieste.

 

 

 

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