Giovedì 25 Novembre in occasione della giornata internazionale contro l'eliminazione della violenza sulle donne, Kingesport ha organizzato un evento trasmesso in streaming su Twitch un torneo/showmatch di beneficenza che si terrà su "Call Of Duty Warzone" in modalità BR Lobby privata. Durante tutta la durata dell’evento è stata aperta una raccolta fondi in nostro favore per materiale scolastico, giochi e materiali per laboratori per i bambini ospiti delle nostre case rifugio.
In particolare sono stati raccolti 526€
Ringraziamo sinceramente kingesport per averci coinvolto nell'iniziativa!
Pubblichiamo di seguito la lettera inviata al Procuratore della Repubblica di Pisa Alessandro Crini e al Prefetto di Pisa Giuseppe Castaldo dove si richiede un Provvedimento che garantisca, alle donne che subiscono violenza ed ai loro figli, maggiore protezione e sostegno in questo periodo di isolamento forzato. Nello specifico chiediamo che sia il maltrattante ad allontanarsi dal domicilio.
La lettera porta la firma dei centri antiviolenza attivi nel territorio pisano e di altre associazioni attive sul territorio.
In questo periodo di emergenza sanitaria legata al Coronavirus, le situazioni di rischio per le donne vittime di violenza si intensificano in ragione del forzoso isolamento nelle proprie abitazioni, dove sono costrette a convivere con i loro maltrattanti. Donne che quotidianamente vivono il dramma della violenza familiare, in questo periodo sono ancora più esposte, assieme ai propri figli ed alle proprie figlie, a loro volta vittime.
I Centri antiviolenza toscani, così come nel resto d'Italia, hanno registrato nelle prime settimane una diminuzione delle chiamate. Alla base di questo fenomeno, verosimilmente, vi è per le donne, il timore di dover abbandonare la propria casa, in un momento che già di per sé risulta estremamente complesso sotto molteplici punti di vista e senza avere certezze sul percorso sanitario e sociale per sè e per i propri/e figli/e.
I centri antiviolenza raccomandano di non abbassare in alcun modo l’attenzione al fenomeno ed ipotizzano un prossimo aumento delle richieste di aiuto e protezione, che richiede l’organizzazione di risposte in tempi rapidi.
Allo stato attuale, pertanto, appare ancora più importante diffondere la raccomandazione a tutte le donne, che si trovino a vivere sotto la minaccia della violenza, di chiamare i servizi di ascolto dei centri antiviolenza del territorio, quali la Casa della Donna (050 561628) e l'Associazione Frida (346 7578833), e degli sportelli antiviolenza delle associazioni Le Amiche di Malfalda (3894689206) e l’Associazione Eunice (3319041621).
In unione con molte delle voci che si stanno alzando in questo momento, pare opportuno richiamare l’iniziativa assunta dalla Procura di Trento che ha emanato una direttiva con la quale invita le Forze dell’Ordine al più stretto monitoraggio di ogni situazione a rischio, precisando che la stessa Procura è “pronta ad intervenire tempestivamente” con i provvedimenti giudiziari che si renderanno necessari, in particolare per fare in modo che “le situazioni di pericolo contingente siano risolte attraverso una collocazione dei maltrattanti presso un domicilio diverso da quello dove vivono i componenti del nucleo familiare che subiscono violenza domestica”.
In questo modo si evita l’allontanamento di donne e minori che in questa situazione di emergenza sanitaria ne potrebbe mettere a repentaglio la salute non solo fisica, esponendoli al contagio, ma anche psicologica in quanto aggraverebbe le conseguenze traumatiche delle violenze subite. Inoltre i nuclei madri bambini o le donne sole verrebbero costretti a vivere i disagi della quarantena in alloggi improvvisati senza poter usufruire di quei servizi minimi e indispensabili ai quali hanno diritto e senza i minimi confort (giochi, vestiti, connessioni internet efficienti, ecc.) che potrebbero alleviare la loro sofferenza.
Nel periodo così delicato che stiamo vivendo, riteniamo possa essere utile che anche la Procura di Pisa adotti un provvedimento simile a quello della Procura di Trento, al fine di rimuovere uno dei possibili ostacoli che impediscono alle donne di denunciare la violenza subita.
Nel vivo auspicio che vogliate accogliere la richiesta, rimaniamo a disposizione per eventuali chiarimenti e per un possibile incontro.
Ringraziando per la cortese attenzione, inviamo cordiali saluti.
Carla Pochini, Presidente Associazione Casa della donna - Pisa
Elisa Forfori, Presidente Associazione Frida - San Miniato
Marianna Abbondanza, Presidente Associazione Eunice - Pontedera
Giorgia Tacconi, Presidente Associazione Le amiche di Mafalda - Pomarance
Ana Maria Mengue, Presidente Associazione Donne in movimento - Pisa
Riccardo Guercio, Presidente Associazione Nuovo Maschile - Pisa
Pina Salinitro, Presidente AIED Pisa
Daniele Serra, Presidente Associazione Pinkriot - Pisa
Daria Febe Aveta, Coordinatrice Sportello Il fiore della vita - Lari
Mauro Fuso, Segretario Generale CGIL Pisa
Gianni Ferdani, Coordinatore Progetto Pontedera
Elisa Giraudo, Portavoce Conferenza delle Donne Democratiche - Provincia di Pisa
Anche quest'anno puoi aiutarci e sostenendo i percorsi di fuoriuscita dalla violenza delle donne e dei/lle loro bambini/e donando il tuo 5x 1000 a Frida Onlus, inserendo il codice Fiscale 91013660500
GRAZIE
La casa non è un luogo sicuro per tutti. Certamente non lo è per le donne che sono costrette a
vivere con uomini violenti. Le restrizioni in corso, implicando una prolungata condivisione degli
spazi con il maltrattante, rischiano di determinare non solo un aumento del numero stesso di
episodi di violenza, ma anche un loro aggravamento. Bambini e bambine, quindi, saranno più
frequentemente testimoni diretti della violenza sulla propria madre.
Per questo motivo vogliamo far sapere alle donne che hanno bisogno che noi ci siamo e che
non sono sole. A causa delle disposizioni normative gli spazi del Centro antiviolenza Frida Kahlo
del Valdarno Inferiore sono chiusi ma è comunque possibile contattare il centro dal lunedì alla
domenica telefonando, mandando sms, messaggi WhatsApp al numero 3467578833 o
mandando una e-mail a Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
#NONSEISOLA
Sabato 23 novembre i movimenti e le associazioni femministe scendono di nuovo in piazza per riaffermare il diritto delle donne di vivere libere dalla violenza maschile.
Qui l'appello della mobilitazione promossa da Nonunadimeno
Il 25 novembre iniziano i 16 giorni di mobilitazione contro la violenza sulle donne dell’ONU e D.i.Re – Donne in rete contro la violenza lancia la campagna di sensibilizzazione e raccolta fondi #alidiautonomia per sostenere le donne sopravvissute alla violenza nel delicato momento in cui lasciano le case rifugio dopo aver ripreso in mano la propria vita con l’aiuto delle operatrici dei centri antiviolenza.
La campagna #alidiautonomia nasce per finanziare il progetto “Germogli di autonomia” attraverso il quale donne sopravvissute alla violenza in condizioni di disagio economico possono accedere a un contributo per coprire spese altrimenti per loro insostenibili nel momento in cui lasciano la casa rifugio, così da poter davvero “spiccare il volo”.
Ê dunque una farfalla il simbolo della campagna e “Aiuta una donna a volare via dalla violenza” è il messaggio che la cantante Bianca Atzei, la conduttrice televisiva Elisabetta Ferracini, la nazionale italiana di calcio femminile e la sua allenatrice Milena Bertolini (con il patrocinio della FIGC), e il duo Benji e Fede hanno deciso di fare proprio per sostenere attivamente la campagna #alidiautonomia.
Un Numero Solidale per donare
Dal 24 novembre al 1 dicembre alla Campagna “ali di autonomia” è legato il numero solidale 45593 per donare 2 Euro da cellulare personale Wind Tre, TIM, Vodafone, PosteMobile, Iliad, Coop Voce, Tiscali, 5 Euro da rete fissa TWT, Convergenze e PosteMobile e 5 o 10 Euro da rete fissa TIM, Wind Tre, Fastweb, Vodafone e Tiscali.
Rai al fianco di D.i.Re. 8 giorni di mobilitazione tv e radio
Dal 25 novembre al 1 dicembre la RAI con RAI Responsabilità Sociale dedicherà un ampio spazio a questa tematica su tutte le reti. Un’occasione per ribadire l’impegno della rete dei Centri antiviolenza nella prevenzione della violenza contro le donne e nel processo volto a innescare un cambiamento nella società, nella politica e nella comunicazione. Un modo, anche, per far conoscere il lavoro svolto in questi anni dalle attiviste dei Centri, affinché si attuino misure concrete che portino all’eliminazione delle radici strutturali dei comportamenti violenti contro le donne.
I “Germogli di autonomia” nel 2018
Con i fondi raccolti con la campagna Rai nel 2018 sono state coperte le spese iniziali per l’affitto di una casa, l’acquisto di un’auto, spesso imprescindibile per poter lavorare, l’acquisto di attrezzature e l’avvio di piccole imprese, la formazione professionale, ma anche corsi di nuoto e altre pratiche sportive, attività extrascolastiche e simili, per facilitare il recupero di una quotidianità serena da parte dei bambini e delle bambine dopo un periodo passato in casa rifugio con le loro mamme.
Il 2 aprile inizierà in Commissione Giustizia al Senato la discussione del Ddl Pillon.
D.i.Re-Donne in rete contro la violenza, il movimento femminista Non Una di Meno, la Casa internazionale delle donne, ARCI, UDI-Unione donne in Italia e Rebel Network chiamano alla mobilitazione tutte le persone che sono state al nostro fianco in questi mesi, da quando sono stati lanciati la petizione per chiedere il ritiro del Ddl – che ha raccolto già oltre 170.000 firme – e lo stato di agitazione permanente.
Dal 10 Novembre scorso l‘opposizione al Ddl Pillon ha preso forma con tantissime iniziative territoriali e nazionali, momenti di approfondimento, di discussione e di piazza.
La grande manifestazione nazionale del 24 novembre e lo sciopero dell’8 marzo – che ha visto mobilitarsi oltre 50 città italiane – hanno posto con forza al centro della propria battaglia politica la richiesta del ritiro immediato del disegno di legge. Non ci sono emendamenti possibili a un disegno di legge misogino e violento.
Dopo un ciclo di audizioni in cui gli elementi critici del Ddl sono stati ampiamente denunciati da decine di esperte/i e organizzazioni, e nonostante la contrarietà espressa nelle tante manifestazioni pubbliche del movimento femminista, ora si vuole rapidamente portare all’approvazione un disegno di legge che stravolgerà il diritto di famiglia, vendicativo nei confronti delle donne e che stabilisce procedure che espongono donne e minori vittime di violenza a enormi rischi in caso di separazione.
Non ci stiamo.
Come a Verona, dove saremo per contestare una kermesse oscurantista e sessista che vede la partecipazione degli esponenti leghisti del Governo, così a Roma dal 2 aprile
– appuntamento alle 12 a piazza delle Cinque Lune –
torneremo a ribadire il nostro NO al Ddl Pillon e agli altri disegni di legge collegati.
Come attiviste dei centri antiviolenza della rete D.i.Re saremo in piazza il 30 marzo a Verona insieme a Non una di meno e a tutte le persone e le organizzazioni che intendono ribadire un NO a tutti i disegni reazionari che si identificano con l’agenda ideologica del Congresso mondiale delle famiglie (WCF) che si terrà dal 29 al 31 marzo.
Gli organizzatori del WCF promuovono e difendono un ideale astratto di famiglia, che chiamano “naturale”, fondata “sull’unione di un uomo e di una donna” stretti da un vincolo indissolubile, luogo del bene assoluto dove la “Natura” esprime la sua regola univoca e determina ciò che è giusto e ciò che non lo è.
La famiglia cosiddetta “naturale”, ovvero patriarcale e eterosessuale, promossa nel WCF è in percentuali altissime lo scenario entro cui si consumano le violenze, a volte subdole e nascoste, spesso manifeste e assistite da parte dei/delle figli/e. Nei centri antiviolenza incontriamo le donne che ci raccontano la quotidiana violenza familiare dalla quale chiedono di uscire.
La difesa della famiglia “naturale” e la promozione di politiche dall’apparenza “family friendly” esprimono in realtà un violento attacco ai diritti, alle nostre libertà, alle nostre vite.
Non ci sfugge il progetto internazionale dell’intero disegno, volto a limitare la libertà delle donne perché l’unica famiglia possibile per il WCF non solo non contempla le numerose altre forme di relazione affettiva espresse dalla nostra società, ma si regge sul lavoro di cura svolto da mogli e madri, unico orizzonte in cui si dovrebbero esprimere le donne.
Contro le politiche reazionarie del WCF affermiamo il diritto delle donne ad esprimere pienamente la loro autonomia e i loro desideri, vivendo libere dalla violenza, dentro e fuori le famiglie; difendiamo la legge 194 e l’autodeterminazione delle donne; denunciamo le disposizioni ingiuste e inumane del cosiddetto Decreto Sicurezza che impatta in modo sproporzionato e negativo sulle donne migranti; chiediamo il ritiro del Ddl Pillon contro il quale abbiamo già raccolto oltre 168.000 firme e portato in piazza migliaia di donne il 10 novembre scorso.
Saremo in piazza a Verona il 30 marzo perché per questo governo il male sembra essere rappresentato dalla libertà della donna e il bene da un diritto maschile sconfinato che regola il mondo.
Contributi pubblici 2018 ai sensi dell'art. 1, commi 125-129 della legge 4 agosto 2017, n. 124
Il movimento rivendica la libertà e i diritti conquistati in decenni di lotte collettive, per dire che la sessualità delle donne non è finalizzata alla procreazione, che la maternità non è un obbligo ma una scelta.
Non Una Di Meno denuncia la responsabilità di Stato e Regioni nella continua violazione del diritto alla salute riproduttiva: anche questa è violenza di genere. Il numero di medici obiettori ha raggiunto una media del 70%, con punte del 90% in alcune regioni. Solo 390 su 654 strutture dotate di reparti di ostetricia e ginecologia effettuano interruzioni di gravidanza, con il risultato che l’interruzione volontaria di gravidanza è sempre più un percorso a ostacoli. L’aborto farmacologico è somministrato da pochi ospedali e in modo limitato, mentre la stessa legge 194 prevede l’uso delle tecniche più aggiornate a tutela della nostra salute.
Inoltre, riguardo gravidanza e parto, oltre il 20% delle donne racconta di aver subito umiliazioni e pratiche violente durante il parto, mentre l’accesso gratuito agli esami diagnostici durante la gravidanza è compromesso dalla carenza di strutture pubbliche, con conseguenze gravi sulla salute e sul benessere delle donne, soprattutto quelle più povere e precarie.
Nel difendere la nostra libertà di scegliere partiamo dalla forza di un movimento globale che pretende e reclama una trasformazione dell’intera società. Siamo con le donne argentine che hanno imposto al parlamento di discutere la legalizzazione dell’aborto, con le irlandesi che a fine maggio voteranno in un referendum per decriminalizzare la procedura per l’aborto, con le polacche che per prime hanno scioperato per bloccare i tentativi del parlamento di proibirlo.
Frida sostiene la difesa della Casa internazionale delle donne di Roma contro la decisione di sfratto avanzata dal Campidoglio
firma anche tu la PETIZIONE
“Pensare che la Casa internazionale delle donne di Roma debba essere solo un progetto imprenditoriale che non deve gravare sulle casse del Comune, e disconoscere il valore anche economico di tutte le attività, prestazioni e produzioni culturali e sociali che vi si realizzano in totale gratuità, significa non avere alcuna visione politica di cosa è un luogo come questo”.
D.i.Re, Donne in rete contro la violenza – la rete nazionale che riunisce 81 organizzazioni in 18 regioni che gestiscono case rifugio e centri antiviolenza – si schiera con le attiviste della Casa internazionale delle donne.
“Vogliamo ricordare che è proprio grazie a luoghi come questo, dove il pensiero e il fare delle donne trova espressione, che sono stati conquistati diritti imprescindibili che hanno beneficiato la società tutta”, afferma Lella Palladino, presidente di D.i.Re.
Da mesi sulla Casa Internazionale delle Donne pesa la minaccia dello sfratto e della chiusura. Da mesi abbiamo presentato alla Giunta comunale le proposte per risolvere il problema.
Da mesi la Giunta comunale risponde con il silenzio. Il confronto, iniziato mesi fa, è stato sospeso senza alcuna motivazione. L’unica interruzione del silenzio di Roma Capitale è stata una relazione della Presidente delle Elette incompleta, burocratica e sbagliata.
Tutti concordano sul fatto che la Casa Internazionale delle Donne svolga nella città una funzione preziosa, sia da trenta anni il luogo della politica e della cultura femminile e femminista, faccia vivere, mantenga aperto e fruibile un complesso architettonico del ‘600, fornisca consulenza, sostegno, aiuto contro la violenza e le discriminazioni di genere, senza aver mai ricevuto contributi pubblici per la gestione, senza nessun onere per l’amministrazione, a parte la mancata entrata di una parte di un canone che da anni abbiamo chiesto di cambiare perché assolutamente insostenibile.
Questa funzione pubblica che la Casa svolge, come tanti altri luoghi della città, deve essere finalmente riconosciuta, difesa e valorizzata.
Noi vogliamo una risposta. Vogliamo che la Casa Internazionale delle donne e tutti gli altri luoghi sociali, siano messi in sicurezza e possano continuare il loro lavoro a servizio della città.
Noi non ci arrendiamo alla politica del rinvio e del silenzio e rilanciamo la mobilitazione. Decine di migliaia di donne e di uomini hanno già firmato a sostegno della Casa.
Al via il nuovo corso di formazione per operatrici del centro antiviolenza Frida Kahlo.
Iscrizioni aperte fino al 5 marzo.
Sono previsti 6 incontri nel fine settimana, dedicati ai seguenti temi: movimenti delle donne, stereotipi di genere, violenza assistita, maltrattamenti e dinamiche della violenza di genere, tutela legale delle donne vittime di violenza, la pratica dei centri antiviolenza. È previsto anche un tirocinio conclusivo di 200 ore da svolgersi presso il centro antiviolenza Frida Kahlo.
il corso è gratuito ma è richiesto un contirbuto per le spese di segreteria e per il materiale (30 euro)
Per iscriversi è necessario imviare una email, con il proprio cv e una lettera motivazione all'indirizzo Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
per informazioni: 3467578833
scarica il programma completo
Il centro antiviolenza Frid Kahlo si sposterà a breve in una casa confiscata alla mafia.
Il 13 novembre 2017 il Comune di Montopoli Val d'Arno e l'associazione Frida hanno firmato un contratto di concordato d'uso gratuito per l'uso dell'immobile che diventerà presto sede dell'unico centro antiviolenza del Valdarno Inferiore.
Frida ringrazia le istituzioni che con questo atto concreto confermano da un lato la fiducia e la stima riposta nell'associazione e nel lavoro che svolge nel terriotorio da ormai quasi 10 anni, e dall'altro l'impegno concreto delle istituzioni nella lotta contro la violenza di genere.